I musei italiani all’ultimo posto sui Social Network

02 Ottobre 2014  
I musei italiani all’ultimo posto sui Social Network

Lo conferma uno studio di Museum Analytics: le strutture italiane, tra le più visitate al mondo, non utilizzano i social network come dovrebbero. Ai primi posti il Moma, la Tate Gallery, il Louvre, lo Smithsonian. Ecco perché.

In un momento in cui sembra che l’indice di gradimento di ogni cosa passi attraverso i social network, stupisce la non curanza dei maggiori istituti di cultura italiana. I profili dei vari musei del bel paese – quando esistono – sembrano piuttosto esigui, soprattutto se confrontati con la grande partecipazione social degli utenti all’estero. E questo nonostante il grande successo, in termini di presenze, dei nostri poli di maggior attrazione: Colosseo, Foro romano, Palatino (5.625.219 visitatori nel 2013), Pompei (2.457.051) Uffizi (1.875.785).
Una mentalità superata. “Facebook e Twitter rappresentano una grande opportunità per entrare nella vita quotidiana delle persone, per proporre suggerimenti su come investire il proprio tempo libero, per ringiovanire il target tipico del pubblico museale” afferma Paolo Cavallotti, social media manager del Museo Nazionale Scienza e Tecnologia di Milano. Le ragioni di questo ritardo sono da ricercarsi nella cronica mancanza di fondi a favore della cultura, nell’idea che il patrimonio culturale non ha bisogno di politiche di marketing, oltre alla mentalità – tutta italiana – di decidere di investire nel digitale quando questo è diventato un fenomeno internazionale irreversibile.

Il confronto. All’estero c’è tutta un’altra sensibilità. Il confronto è impietoso. Dai dati forniti dal sito Museum Analytics.org, piattaforma dedicata ai principali musei del mondo e all’efficacia delle loro relazioni con l’utenza sui social network, si registra una grande sproporzione di numeri e di “coinvolgimento” tra l’estero e l’Italia. Il primo museo italiano in questa speciale classifica è il Maxxi, presente solo al 116° posto, con 83.091 “Mi piace” e 24.996 visite. Al primo posto c’è il Moma di New York con 1.655.262 con “Mi piace” e 542.459 visite, seguito dal Louvre di Parigi e l’Art People Gallery di San Francisco. Stesso discorso per Twitter. In Italia i primi – ma solo all’86esimo posto con 62.700 follower – sono i “Musei in Comune” di Roma, mentre in assoluto il primo in classifica è ancora il Museum of Modern Art di New York, vanta ben 1 milione e 830 mila follower, seguito a breve distanza dallo Smithsonian Institut di Washington e dal Tate di London.

Musei Vaticani e Scavi di Pompei assenti. Tante le assenza che fanno rumore, come quella su Twitter dei Musei Vaticani, nonostante i cinguettii di Papa Francesco, e per il sito archeologico di Pompei, totalmente assente sui social network. Insomma una situazione disastrosa quella che risulta dai dati di Museum Analytics, con una estrema urgenza di investire nella comunicazione digitale per recuperare il tempo perduto. Una soluzione è quella di internazionalizzare le pagine social dei musei italiani presenti su Facebook o Twitter “l’inglese è la lingua ufficiale della comunicazione” afferma Prisca Cupellini, digital communication manager del Maxxi di Roma, “da noi ha funzionato, facendo aumentare non solo il numero degli utenti virtuali, ma anche di quelli reali con un incremento fino al 60% nella stagione estiva”.

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