La parola stessa aiuta a capire: si tratta di una pagina web vera e propria che si apre, a tutto schermo, tra una pagina web e un’altra, proprio come lo spot televisivo compare tra un pezzo di programma e l’altro (nel caso di spot singolo, ovviamente). L’interstitial ha quindi una durata temporale ben precisa (proprio come uno spot TV) e generalmente non è inferiore ai 5 secondi o superiore ai 30, può contenere musica, animazioni in Flash, tutto proprio come se fosse una normale pagina web. Come è facile immaginare, gli interstitial ¨funzionano¨, ovvero hanno un CTR (click-through rate, ovvero la percentuale del totale dei click sul totale delle impression generate da un banner, o comunque da una campagna pubblicitaria) molto più alto dei banner classici, ma è altrettanto ovvio che sono più invasivi e quindi può essere pericoloso abusarne, pena perdita di numerosi utenti che non sopportano pubblicità di questo tipo. Il paragone con la pubblicità televisiva non deve infatti far dimenticare che il Web è una cosa ben diversa: il navigatore si sente molto più libero del telespettatore. Di fronte allo spot infatti il telespettatore è totalmente impotente, l’unica azione che può fare è quella di cambiare canale, fino a quando non trova un programma altrettanto gradito.
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